L’infame prepotenza, con false accuse,
gli ha stretto ai polsi gelide catene,
appresso, insulti sputi e mille scuse,
rinchiuso in una stanza con delle iene.
Sghignazza, forte, la perfida tortura,
serrando l’uscio, le mani avea sfregato,
le grida e i lamenti oltre le mura,
di sangue, il suolo, era maculato.
Non s’odon più le grida e i lamenti,
e le finestre han, presto, spalancato,
il corpo martoriato dai delinquenti,
esamine, giù, nel vuoto fu gettato.
Non cadde, fa loro beffa, e il volo prende,
come Icaro, egli, spiega le sue ali,
ma, il sol non le disfa…vigor, a lor, rende,
perché d’amor son colmi i suoi ideali.
“Dal ponte della Ghiosolfa ai Dammusi,
due uomini, stessi ideali, stessa la sorte,
lor non son morti, con noi, si son fusi,
e gridano <Libertà!> ancor più forte”.
di Giovanni Canzoneri
illustrazione di Mimmo Soriano
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